Origini dell’Akita – Workdogs

Ho scelto di scrivere questo articolo anche in base ai tanti interrogativi che spesso mi pongono i neofiti che si avvicinano a questa meravigliosa razza.
Spesso e volentieri ci colpisce una razza per l’aspetto fisico, la stessa cosa accade quando ci troviamo di fronte a qualcuno che conosciamo per la prima volta ma quando ci innamoriamo ecco che occorre non soltanto una valutazione estetica ma anche una profonda conoscenza delle sue caratteristiche che ci faranno mantenere un sentimento più profondo e duraturo.


Come facciamo ad avere questo tipo di relazione con una razza canina se non studiandone la storia e le origini?

Ecco perché con molta fatica sono andata  alla ricerca di scritti e materiale storico, tra i quali testi spesso anche contraddittori che mi svelassero qualcosa in più sugli Akita.

Le mie ricerche sono state talmente affascinanti e curiose al punto di tenermi ore e ore, del giorno e della notte, china a leggere ed appuntarmi le svariate notizie.

 


Spero che questa mia ricerca sia d’aiuto a coloro che come me si sono innamorati o si innamoreranno dell’Akita così che a loro volta possano ulteriormente contribuire alla diffusione di questa meravigliosa razza del Giappone.

Premetto, ogni giorno si hanno nuove notizie e nuove curiosità come per le scoperte
scientifiche, quindi sono pronta a riprendere in mano teorie e confutazioni per discuterle con ogni appassionato che mi possa informare e dare lui stesso il
suo contributo con molta umiltà nel cammino costruttivo della grande maestra di vita che è la storia.

Il popolo Giapponese si è così attivato nello studio delle origini dell’Akita tanto da eleggerlo doposvariate ricerche a “Monumento Naturale del Giappone” tra le sette razze giapponesi odierne. Le origini dell’Akita si affondano nell’antichità giapponese
quando ancora molti cani prendevano il nome dalla regione in cui abitavano o dal popolo che li possedeva .

L’Akita fu designato come Monumento Naturale nel 1931.

Da questa data fondamentale per il suo percorso storico l’Akita divenne un importante simbolo di riferimento per quei giapponesi che intesero sollevare gli animi verso un recupero delle tradizioni e dei valori in un periodo storico di decadenza e di perdite del loro patrimonio culturale.

Prima di questo importante evento vi erano dei cani che provenivano dalla regione di Odate che erano chiamati Cani di Odate ed altri che provenivano invece dalla regione di Kizuno chiamati Cani di Kizuno.

Durante il periodo feudale in Giappone esistevano diversi tipi di cani: i JiInu o anche conosciuti come NambuInu provenienti dal sud della regione, i KuriyaInu
che erano considerati cani da combattimento, sport molto in voga in quel periodo ed infine i MatagiInu, provenienti dalla montagne, il cui termine Matagi significa “cacciatore” infatti erano adibiti alla guardia dei loro villaggi e come dice la parola stessa alla caccia e alla vita quotidiana dei pastori che abitavano la zona.

E’ su quest’ultimo tipo di cani che si focalizzarono le ricerche di m olti studiosi Giapponesi che indagarono su reperti archeologici recanti raffigurazioni e con l’ausilio della zoologia. Il dottor S. Watase in una delle sue pubblicazioni affermò che gli antichi cani giapponesi potevano essere classificati in tre diversi gruppi: la linea di sangue dell’estremo nord; quella nordica e quella del sud del Paese.
Le sue ricerche si concentrarono sul tipo dell’estremo nord proprio per alcune caratteristiche particolarissime quali:struttura grande e robusta; mantello
folto con folto sottopelo; coda arrotolata sul dorso ed orecchie di piccole dimensioni arrotondate e portate in alto … Guarda caso, proprio come il nostro moderno Akita Giapponese!

Anche Hirokichi Saito che fu il fondatore del ipponken Hozonkai, concentrò i suoi sforzi sullo studio della razza.

Egli sostenne le origini derivanti dalla mescolanza di cani di taglia media con cani di taglia più grande provenienti dall’estremo nord, al tempo stesso scrisse che questa tipologia di cani era per lo più estinta, e questo nonostante le molteplici somiglianze tra diversi cani che proliferavano nel nord del paese inducessero a pensare ad un denominatore comune che riconduceva geograficamente, queste stirpi, ad Odate.

Conseguentemente, il venerabile Dr. Rimura rivendicò Odate quale città natale del cane in oggetto.

In un’edizione del Asashi Shinbun (il giornale dell’omonima città) si informò del ritrovamento di alcuni cani che si pensavano scomparsi ormai da centinaia di anni nella regione montana di YoshinoKumano, una regione localizzata tra la prefettura di Wakayama e Nara. Il dottor Naora dell’università di Waseda fu il protagonista di un’importante opera di preservazione e studio dopo la cattura di uno di questi soggetti sulle montagne di Ooto.

Purtroppo, le fonti di comparazione di questi cani con i fossili ritrovati di 5000/6000
anni fa non furono ancora del tutto soddisfacenti, ma tutto ciò servì comunque a stimolare ulteriormente la ricerca …

Un importante contributo venne apportato dal lavoro di Kazuyoshi Muratami che catturò un soggetto di sesso maschile sulle montagne di Ooto.

Tale esemplare possedeva delle tipiche striature (shima) del mantello che andavano a ricollegarsi con le caratteristiche de i cani dell’estremo nord di cui sopra, tutte le informazioni al riguardo vennero passate al dr. Noara, il quale dopo alcuni studi affermò che il soggetto di Ooto possedeva le qualità del cane che stavano cercando: il vero Akita, ovvero una mescolanza di cani dell’estremo nord con altri cani selvatici del territorio, i quali risultavano essere secondo lo studioso il tipo primitivo sopravvissuto all’isolamento ed al conseguente rinselvatichimento.

Quindi, ogni riferimento alla razza Akita prima del 1890 si mescola tra credenze e leggende popolari e ancora oggi ci sono versioni opposte circa il vero Akita.
Alcuni sostengono che la sua nascita risalga al periodo Taisho (19121925) durante il quale vi fu la selezione di cani per il combattimento.

Bisogna rendere atto che i Giapponesi hanno studiato molto ed impiegato molte energie per qualcosa che loro definivano intimamente nipponico e fortemente puro, ecco il motivo della loro ricerca.

Ci furono due tentativi per poter incoronare a Monumento Naturale l’Akita: il primo nel 1919 e fu purtroppo deludente, il Dr. Watase infatti si recò ad Odate
per censirli ma ne trovò veramente pochi.

La popolazione era troppo interessata ai combattimenti fra cani e agli incroci con
altri al fine di ottenere soggetti più adatti alla lotta disinteressandosi alla selezione morfologica del puro Akita.

Le scarse indicazioni disponibili, inoltre, creavano confusione e contraddizioni, riguardo a come sarebbe dovuto essere il vero Akita.

L’opera di proclamazione a Monumento Naturale avvenne solo più tardi quando crebbe la sensibilità dei sostenitori dell’Akita nelle sue caratteristiche
originarie.

In tutto ciò bisogna sempre tener presente una che ci sono state grandi difficoltà in questa ricerca ed in ogni caso dietro ad ogni razza c’è un lavoro sapiente dell’uomo che ne ha modificato le caratteristiche in base ai propri bisogni e necessità.

Per poter ottenere il cane ideale descritto dallo standard di razza, che è il fondamentale obbiettivo di ogni serio allevatore bisogna mantenere saldamente tutte quelle caratteristiche volute dai fondatori della razza stessa e tramandarne lo
spirito.

Senza questi Tenaci UOMINI, con il loro intelligente e consapevole lavoro, L’AKITA sarebbe da tempo estinto!