L’akita Ideale – Workdogs

E’ sulle note di una bellissima canzone di Elvis Presley (Always On My Mind) che scrivo questo articolo con il cuore gonfio di entusiasmo e la passione che spinge sempre la curiosità di un allevatore ad avvicinarsi a quel Gotha di pochi allevatori che con la loro ricerca minuziosa hanno fatto crescere la loro razza amata e fatta conoscere anche ai neofiti proprio per la loro grande generosità.

Ho avuto nella mia vita la fortuna di avere uno di questi grandi allevatori accanto, tanto gli devo nella mia crescita interiore e nella ricerca dell’ideale di sublimemente perfetto, ecco perché quando ho trovato questo articolo scritto sulla rivista Akita World Magazine nel numero Settembre/Ottobre 1993 da Mr.Naoto Kajiwara grandissimo stimatore dell’Akita nonché giudice allevatore, membro dell’AKIHO di cui ne fu anche VicePresidente; ho trovato un filo conduttore che legava ogni ricerca in ogni tipo di razza e quindi anche nella mia razza del cuore l’Akita Giapponese.

Mi sono sempre sentita ripetere una cosa che all’inizio ritenevo poco giusta: “Ama la razza e non il cane”, era come se mi sentissi dire “ama l’uomo ma non il tuo compagno” e questo mi sembrava assurdo! Ma quando sentii questa frase la mia esperienza cinofila era ancora troppo acerba per poterla comprendere.

Nell’ambito della selezione di una razza questo è principio fondamentale, se ciò non ci fosse perderemmo l’obbiettività di vedere i pregi ed i difetti che ci sono nei nostri cani spinti dall’amore e dall’affetto che per essi nutriamo.

Solo col distacco giusto ed un amore a tutto tondo possiamo dire di cogliere l’essenza stessa della nostra razza.

Si deve tenere presente che non c’è nulla di perfetto in senso oggettivo ma ci sarà sempre una perfezione soggettiva che è quella ci che spingerà a lavorare per ottenerla, tanti allevatori in base a questo principio ancora non hanno trovato ciò a cui tanto aspirano quasi fosse per loro una vera chimera, anche se i neofiti vedono nei loro traguardi realizzazioni e cani che parrebbero essere quel miraggio tanto anelato.

Il vero allevatore è colui che conosce alla perfezione i propri cani che non fa nulla per caso, il suo lavor o è meticoloso e studiato nei minimi dettagli, conosce la genetica sebbene tante volte non sia un genetista , ma quella è l’esperienza maturata sul campo, derivante da successi e delusioni.

Ed ecco che questo diventa il Programma di un allevatore!

Vado ora ad elencarVi alcuni dei preziosi suggerimenti che il grande maestro Naoto Kajiwara scrive in questo articolo:
“l’allevatore dovrebbe sempre avere un programma d’allevamento che deriva dall’oculata selezione dei suoi soggetti. S embra che L’akita sia anche stato selezionato per incontrare dei fabbisogni nei tempi più antichi, per soddisfare delle necessità che l’uomo di allora aveva”.

Un grande giudice di Akita mi disse che quando si incontra una razza bisogna osservarla come se stessimo guardando un quadro, a cui bisogna dare una collocazione storica per meglio capire le sue origini.

Quindi quando vediamo un Akita e ne rimaniamo affascinati per la sua bellezza e per le sue qualità intraspecifiche bisogna considerare il suo background, ovvero il sapiente lavoro che ha permesso a noi di vedere quello che ci troviamo di fronte.

Sarà quindi il risultato del programma di allevamento di quel allevatore ad aver avuto quel “prodotto”.

I nostri perché e la nostra curiosità dovrà essere quindi illimitata.
La prima domanda che dovremmo soddisfare è la stessa che ci po ne nell’articolo anche il giudice Naoto Kajiwara:

“ Come dovrebbe procedere un vero allevatore?”

Prima di tutto, si dovrebbe essere in grado di visu alizzare l’Akita attraverso le leggi della razza nelle sue caratteristiche essenziali ed i fattori ereditari nella loro linea di sangue.
Si dovrebbe essere in grado di riconoscere le qualità principali provenienti dalle linee ancestrali sia del padre che della madre studiandone il pedigree

”Ecco che ci troviamo di fronte ad un documento essenziale per il lavoro di un serio allevatore, il Pedigree.

Questo documento ufficiale ci dice tutto sui nostri cani, non deve solo essere un foglio sul quale sono annot ati nomi incomprensibili ma anche tutto quello che è il passato di un cane, le linee di sangue, i luoghi dove sono nati, gli allevatori che hanno lavorato per questi dando il proprio contributo non solo morfologico ma anche di imprinting caratteriale del cane in oggetto.

Nel cane si riconosce il lavoro del proprio allevatore!

“Quando si ottengono cucciolate insoddisfacenti nonostante il nostro programma, bisogna prepararsi a buttare via tutto ciò che non serve.

Molti allevatori della culla dell’Akita ad Odate sono ricorsi al processo di scarto per molti anni.“

Questo invece è quanto un Allevatore deve essere in grado di fare quando il lavoro che si ottiene è lontano dal nostro obbiettivo si tratta infatti del coraggio di ricominciare da capo ogni volta che abbiamo la consapevolezza di non ottenere i risultati che l’Akita in Standard deve avere.

“Scartare” cioè non usare più in riproduzione cani non aventi i requisiti giusti per la progenie futura è sicuramente ciò che intendeva questo grande cinofilo.

Ecco che questo insegnamento diventa legge per un Allevatore serio, concetto basilare per una progenie corretta ed in standard, ciò che differisce da un produttore di cani da un allevatore con la A maiuscola ed è contributo essenziale per la razza.

La storia infatti ci insegna che gli allevatori puristi che hanno lavorato per la conservazione di questa razza ad Odate hanno usato questo metodo che ha dato i risultati che oggi vediamo nei nostri cani.
“Molti programmi d’allevamento sono necessari a produrre Akita eccellenti e preservarli nel futuro”

Ovvero sono stati necessari molti programmi di allevamento per poter ottenere quelle caratteristiche che oggi noi vediamo nei nostri Akita.

L’eccellenza qualitativa dei nostri cani odierni è il frutto dei puristi della razza e deve evolversi sempre in meglio, sempre e comunque entro i parametri dello standard che diventa traccia basilare per il nostro futuro lavoro.

Noi allevatori abbiamo il dovere di andare oltre la loro ricerca ma sempre sulla scia di essa stessa.

“Se mi si dovesse domandare cos’è il vero Akita, io avrei l’obbligo di ripetere, prima di tutto che DEVE essere un cane Giapponese fino all’ultimo”.

Questa frase molto è significativa per il popolo a cui appartiene questa razza.
Si devono mantenere i connotati fisici e le caratteristiche principali che lo standard di origine vuole!

Non si può e non si devono modificare o sostituire le qualità che i Giapponesi hanno attribuito con le nostre.

Dobbiamo quindi noi allevatori Occidentali essere così umili da accettare ogni loro insegnamento.
Dobbiamo riconoscere nel nostro programma d’allevamento la serietà e il rispetto di questo magnifico popolo che con tanta devozione ha saputo ricostruire dalle origini l’Akita dai pochi esemplari rimasti.

Rispetto, sì, è la chiave di tutto il nostro lavoro.

“Un allevatore dovrebbe sempre tentare di produrre Akita eccellenti per il futuro e in questo modo contribuisce al progresso dell’Akita stesso”

Quest’ ultimo pensiero meglio ci fa capire cosa dobbiamo fare ed in quale direzione spingerci senza mai perdere la rotta, ciò ci porterà ad avere i risultati che vogliamo ottenere nella progenie ovvero il nostro il risultato finale.

Se è vero che non c’è futuro nel passato dobbiamo invece accettare com e la storia diventa madre di ogni nostro sforzo per migliorare la razza, il passato è quindi la base per una crescita che ci darà risultati che non saranno mai uguali ma migliori rispetto ai precedenti.